ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
La Casa della Pace
>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
05/09/2015 - 06:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - ''In un angolo all’imboccatura del Corso sorge una casa alla quale è legato il ricordo di uno dei quei solenni atti di pacificazione cittadina frequenti quanto inutili, giacché i viterbesi, che alla pace consacrano chiese e palazzi, conservano sempre in fondo all’anima dei sentimenti di odio''.

E’ con queste parole, taglienti ed amare che lo Scriattoli introduce la descrizione della Casa della Pace nel suo celebre libro ''Viterbo nei Suoi Monumenti''.

Questo bel palazzetto, ancora aggi tra i più eleganti della nostra città, è anche una preziosa testimonianza di un preciso evento storico che vide protagonista un illustre personaggio ancora oggi troppo poco conosciuto. Egidio da Viterbo fu uno dei nostri concittadini più importanti. Vissuto a cavallo tra quattrocento e cinquecento fu vescovo e cardinale ed occupò un posto di rilievo nelle gerarchie vaticane fu, grazie alla sua abilità, in grado di svolgere il delicato ruolo di mediatore tra il Papa e nientemeno che Martin Lutero, il monaco agostiniano tedesco che poi, successivamente, provocò lo scisma protestante.

Le abilità diplomatiche di Egidio erano tuttavia già emerse allorché, vescovo della nostra città, riuscì in un compito altrettanto difficoltoso: pacificò infatti, dopo secoli di lotte, due potenti fazioni cittadine quella dei Gatteschi e quella dei Maganzesi.

Il fatto dovette apparire allora quasi prodigioso al punto che, a futura memoria dell’opera di Egidio, fu edificato questo palazzetto di stile rinascimentale che occupa tutt’oggi una posizione di assoluto prestigio. A testimonianza di ciò sull’architrave in peperino della finestra che si apre sul Corso possiamo ancora oggi leggere un’iscrizione: ''Concordia civium intsaurata MDIII''.

Quanto alla facciata, tra le poche affrescate in città, dobbiamo ricordare che era decorata con pitture a riquadri che simulavano un elegante bugnato con cui erano completamente affrescati entrambi i fronti. A dimostrazione di ciò possiamo oggi osservare le preziose foto dell’archivio Galeotti che documentano come, ancora negli anni venti del Novecento, la decorazione fosse perfettamente conservata.

Purtroppo il degrado, col passare degli anni, ha reso quasi impercettibile l’apparato pittorico che, se sulla facciata lungo Corso Italia si può ora solo intravedere, è invece ormai quasi del tutto scomparso sul lato verso Piazza delle Erbe. In queste ultime settimane un’intervento ha interessato proprio questo lato ma, con grande rammarico, constatiamo che si è trattato non di un restauro ma bensì di un intervento di intonacatura che ha cancellato così ogni memoria degli affreschi ricoprendo la facciata con un color salmone che va ad alterare persino il cromatismo originale dell’edificio. Un vero peccato.





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